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di Elisa Cabiale, redazione (leggi dello stesso autore “Quattro domande a Oscar Farinetti”)

Esiste in Italia una realtà che sta velocemente rivoluzionando il settore della produzione di biometano:
si tratta di ASAC Green Gas. Con la sua innovativa tecnologia si dedica alla progettazione e alla realizzazione di impianti per la produzione del cosiddetto “gas verde” come fonte di energia pulita e sostenibile.

L’origine del progetto: il primo brevetto

ASAC Green Gas fa parte della holding A.S.A.C. Srl e nasce dalla visione del suo Presidente, Tommaso
Rossi
, imprenditore marchigiano che vanta un’esperienza pluriennale nel settore ambientale e a cui abbiamo chiesto di parlarci delle origini e dello sviluppo del progetto.

“Tutto ha avuto inizio – ci racconta – dalla collaborazione tra A.S.A.C. e una startup, spin-off accademico detentore di un brevetto per la produzione di biometano mai applicato a livello industriale. Quando siamo venuti a conoscenza del brevetto tutto era ancora solamente “sulla carta”, di consolidato vi era ben poco, ma la base del lavoro mi è parsa da subito interessante perché dava una soluzione ai principali
problemi degli impianti di biometano, primo fra tutti l’emissione di CO2 in atmosfera. Per sperimentarne
l’efficacia e i benefici abbiamo quindi realizzato a nostre spese un impianto pilota semi-industriale per la produzione di biometano con sequestro completo di CO2, con una capacità di quattro tonnellate al giorno. Dopo oltre due anni di attività abbiamo acquistato il brevetto. L’impianto è in funzione da circa quattro anni, abbiamo condotto prove e test in grande quantità e i dati di cui disponiamo ci rendono sicuri nel comunicare verso l’esterno i benefici della nostra soluzione innovativa”.

La sostenibilità per gli impianti di biometano

Nella visione di Rossi la transizione energetica verso un futuro più sostenibile necessita di idee e soluzioni
innovative che permettano alternative concrete ai combustibili fossili, la riduzione dell’impronta ambientale e uno sfruttamento intelligente delle risorse naturali. Per gli impianti di produzione di
biometano, sostenibilità vuol dire bassi autoconsumi, scalabilità su piccole taglie, utilizzo della biomassa a chilometro zero, assenza di cattivi odori, riduzione degli spandimenti di digestato e sequestro della CO2 prodotta dalla digestione anaerobica evitandone la dispersione in atmosfera. La tecnologia di ASAC Green Gas dà una risposta a tutte queste esigenze, ad oggi vissute dagli impianti tradizionali di biometano come vere e proprie problematiche.

La soluzione ASAC Green Gas

Durante la digestione anaerobica si produce normalmente il biogas, composto da circa il 60% di metano (CH4) e dal 40% di anidride carbonica (CO2), che deve essere poi separata per ottenere metano puro (biometano). Il problema delle tecnologie attuali è in questa fase di separazione, che necessita di notevoli costi energetici, comporta difficoltà gestionali e determina lo scarico in atmosfera della CO2 separata, dove spesso sono presenti residui di CH4 o altri inquinanti che richiedono ulteriori fasi di purificazione. Rarissimi sono gli impianti di recupero e riutilizzo della CO2, sia per i notevoli costi impiantistici ed energetici, sia per il basso valore economico del prodotto finale.

La novità rivoluzionaria della soluzione ASAC è il totale sequestro della CO2, che nel processo brevettato viene convertita in bicarbonato. Ne deriva un biometano purissimo, prodotto in un impianto completamente privo di emissioni in atmosfera. Tale processo è l’unico attualmente sul panorama tecnologico a non avere necessità di alcun camino di emissione.

Negli impianti ASAC Green Gas si produce quindi energia rinnovabile (biometano) e al contempo si sequestra l’anidride carbonica. I quattro anni di sperimentazione hanno dimostrato come sia possibile raggiungere gli obiettivi descritti con una soluzione semplice, poco energivora e rispettosa dell’ambiente, per un biometano veramente sostenibile.

Altri vantaggi della soluzione ASAC

Ci sono poi altri vantaggi: l’operatività a pressione atmosferica, le ridotte dimensioni dei digestori
e la scalabilità che rende la soluzione adatta sia ai grandi che ai piccoli impianti (da 25 ad oltre 1.000 Sm3/h di biometano). Lo sviluppo del brevetto ha permesso inoltre di inserire nel processo una fase di estrazione dell’azoto presente nelle biomasse in ingresso, che nel processo viene convertito in solfato o fosfato d’ammonio utilizzabile come fertilizzante. Si elimina così qualsiasi rischio di cattivo odore e si ha la possibilità di ottenere in uscita un digestato con l’esatta concentrazione di azoto desiderata in base alle
esigenze agronomiche, rendendo il digestato semplice da gestire come fertilizzante e con minore necessità di superfici agricole per lo spandimento. In alternativa, se necessario, la concentrazione di azoto nel digestato può scendere a valori talmente bassi da essere compatibile per lo scarico in fognatura, rendendo il digestato di fatto acqua depurata. Questo permette, ad esempio, agli impianti di trattamento FORSU di scaricare il digestato in fognatura senza necessità di una fase finale di compostaggio, piuttosto impattante in termini di ingombro, odori, necessità di trasporti e con un impatto non trascurabile sulla viabilità locale.

La tecnologia brevettata consente di trattare qualsiasi sostanza organica, dai rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata ai sottoprodotti agricoli anche ricchi di azoto (ad esempio pollina, FORSU, fanghi). Gli impianti risultano di ridotte dimensioni rispetto alle tecnologie più diffuse, permettendo un impatto estetico sul paesaggio contenuto, il che favorisce un inserimento ambientale avvertito come accettabile da parte della popolazione e degli stakeholder.

La soluzione impiantistica proposta nel brevetto può essere applicata ad impianti di nuova realizzazione, micro-impianti, impianti in cogenerazione, ma anche ad impianti già esistenti attraverso operazioni di riconversione o potenziamento.

I microimpianti

ASAC Green Gas crede in modo particolare alle grandi potenzialità degli impianti a chilometri zero, ossia della piccola generazione di energia per l’utilizzo di biomasse direttamente nel luogo di produzione. L’obiettivo è permettere al piccolo agricoltore o alle piccole comunità di realizzare il proprio impianto di produzione di biometano tramite biomasse a chilometro zero. In questi casi, dal momento che il gas durante tutto il processo viene mantenuto a pressione ambiente, il biometano prodotto può essere ceduto alle reti locali senza necessità di compressione elevata con un risparmio energetico notevole, oppure può venire utilizzato direttamente sul posto.

Il brevetto di perfezionamento

Nell’ultimo anno di attività, grazie alla collaborazione con l’Ing. Filippo Marini, è stata sviluppata una soluzione per la valorizzazione della CO2 sequestrata. ASAC ha depositato richiesta per un brevetto di perfezionamento (come integrazione di quello esistente) che prevede l’utilizzo dell’anidride carbonica, sequestrata sotto forma di bicarbonati, per alimentare una coltivazione di alghe.

“I bicarbonati – afferma Marini, Responsabile R&S – possono seguire due strade: possono essere scaricati in fognatura e partecipare così al riequilibrio del pH marino, contribuendo a ridurre l’acidificazione dei mari, oppure possono essere trasformati in nutrimento per la coltivazione di microalghe autotrofe. Queste ultime possono essere utilizzate come integratore alimentare per il settore mangimistico o come biomassa per altre applicazioni come la produzione di biocarburanti, fertilizzanti naturali, materie prime per cosmetici e bioplastiche, rigenerando al contempo la soluzione acquosa basica da rimettere in testa al processo brevettato per il sequestro della CO2”.

I vantaggi di questo nuovo brevetto sono molteplici. Innanzitutto, il processo non solo avrà zero emissioni in atmosfera, ma anche zero reflui di scarico, che vengono riutilizzati nel processo portando a un drastico abbassamento del fabbisogno idrico. La coltura algale è poi un’attività ad alto valore aggiunto, dalla quale si ottiene un prodotto pregiato con una conseguente massimizzazione degli utili. Da un rifiuto o sottoprodotto agricolo si potrà quindi ottenere al contempo gas verde, un fertilizzante naturale (solfato o fosfato d’ammonio) e un integratore alimentare (alghe). Infine, il bilancio dei GHG (Green House Gases) sarà estremamente vantaggioso, garantendo così non solo la certificazione di un biometano completamente rinnovabile e sostenibile, ma anche l’accesso ai carbon credit per via del triplo effetto positivo che avviene simultaneamente nel processo: produzione di energia rinnovabile, sequestro della CO2 e produzione di alghe ad alto valore aggiunto.

Infine

“Nel settore della produzione di biometano – conclude Tommaso Rossi – sono ancora molte le resistenze
da vincere. Troppe volte il ragionamento è quello di lodare chi fa un passo avanti nella direzione della sostenibilità, ma a conti fatti accontentarsi della situazione in cui si è. È il principio del Bravi voi, riconosco
l’impegno e l’innovazione, ma mi accontento di quanto già ho
. Questa mentalità deve cambiare, solo così si potrà progredire sulla strada della sostenibilità, della tutela dell’ambiente e della produzione di energie rinnovabili”.

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