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di Elisa Cabiale, Redazione

In un momento di crescente allerta globale sulle sostanze PFAS, la città di Lugano diventa crocevia di un importante dibattito. Fondazione Erica ha infatti scelto la Svizzera per l’organizzazione di un convegno che mira a unire punti di vista e contributi italiani ed elvetici. Abbiamo intervistato Isabella Stilo, Presidente e CEO di Erica Srl, e Edoardo Slavik, R&D Manager di Erica Srl e Presidente di Fondazione Erica, per farci raccontare gli obiettivi e i temi centrali di un evento che si propone di affrontare con serietà e concretezza una delle sfide più complesse dei nostri giorni.

Cominciamo dal principio: come nasce Fondazione Erica, come si collega a Erica Srl e come si sviluppa questa attenzione specifica per i PFAS?

Fondazione Erica – racconta Isabella Stilo – nasce per raccogliere il lavoro divulgativo e di R&D portato avanti negli anni da Erica Srl. Come società ci occupiamo di PFAS ormai dal 2017: sul territorio italiano siamo stati tra i primi ad attivarci e studiare il fenomeno. All’aspetto prettamente tecnologico abbiamo presto affiancato anche l’attività di divulgazione, coinvolgendo tutti i principali attori investiti dal problema. Riteniamo che questo sia l’unico modo di arrivare a una soluzione concreta e percorribile. Nel 2019 abbiamo organizzato un convegno che è stato il primo in Italia a trattare i PFAS includendo sia le problematiche legate alle acque che quelle riferite ai rifiuti. Da allora, il nostro lavoro in questo campo è continuato senza sosta. Organizziamo convegni, produciamo podcast e diffondiamo contenuti affidabili e verificati. Fondazione Erica è nata con questo obiettivo: l’attività divulgativa non poteva restare relegata all’interno dell’azienda, per cui le abbiamo dato un’identità distinta.

Con Erica Srl, invece, ci siamo focalizzati sulle tecnologie: abbiamo conseguito tre brevetti e svolto attività di scouting su soluzioni già applicate nel mondo. Crediamo di avere la gamma di tecnologie con le migliori performance di abbattimento PFAS ad oggi disponibili, ma naturalmente continuiamo ad investire in ricerca e sviluppo, sia nell’ottimizzazione che nella validazione di progetti esistenti. Inoltre, grazie alle competenze del nostro R&D Manager, l’Ing. Slavik, abbiamo creato una struttura per condurre test e prove pilota su varie matrici, al fine di trovare la tecnologia più opportuna per ciascuna problematica”.

Venendo al congresso di Lugano, cosa potete anticiparci?

“Per non tradire l’animo divulgativo di Fondazione e per mantenere un approccio concreto alla problematica – dichiara il Presidente Slavik – ci siamo resi conto che è necessario riunire allo stesso tavolo le diverse voci. Sul tema dei forever chemicals esiste una profonda disparità normativa e di opinioni all’interno delle regioni italiane, per cui è importante promuovere il confronto tra enti, aziende, impianti di trattamento e fornitori di tecnologie. Rriuscire a mantenere una posizione di neutralità è fondamentale. Per l’evento di Lugano abbiamo preso in considerazione due aspetti. Innanzitutto il confronto fra Italia e Svizzera, due Paesi geograficamente vicini ma piuttosto diversi tra loro, che spesso si impattano reciprocamente. Secondariamente, abbiamo posto un focus sulla gestione delle reti idriche. Esamineremo casi italiani e svizzeri. L’obiettivo è confrontare le diverse realtà, per poi discutere insieme sulla possibilità di adottare un approccio comune dal punto di vista della ricerca”.

“Approfondendo lo scenario dei PFAS in Svizzera – aggiunge la dottoressa Stilo – abbiamo scoperto che gli studi condotti, pur non essendo molti, sono di altissimo livello. Inoltre, si sono già sviluppate in questi anni sinergie tra ricercatori italiani e svizzeri, i quali hanno unito le proprie eccellenze. Un confronto tra Italia e Svizzera sarà quindi molto interessante”.

Come vedete le ultime novità dal fronte istituzionale? Mi riferisco, ad esempio, al recente aggiornamento del D. Lgs. 28/2023 sulle acque potabili e alle novità che hanno interessato la Regione Piemonte. Quale opinione vi siete fatti sull’approccio delle istituzioni italiane in riferimento a questi inquinanti emergenti?

“Secondo me – afferma Slavik – bisogna partire da una grande distinzione. Sulle acque potabili in Italia ci siamo mossi bene, si è recepita la normativa europea e sono stati apportati miglioramenti tramite il recente decreto integrativo e correttivo. Sono stati introdotti i limiti più restrittivi per i quattro PFAS a catena lunga, che sono quelli di cui si riconosce la pericolosità, è stato eliminato il parametro PFAS totale, che crea molta confusione, ed è stato introdotto un livello di guardia del TFA, per iniziare a monitorare anche questo parametro. Un discorso diverso va fatto per le altre matrici (rifiuti, acque di scarico, percolati ecc.), per le quali la situazione è ancora troppo complessa e variegata. A prescindere dal singolo caso, è innegabile che esiste una grande differenza di approccio fra le varie regioni, per cui è assolutamente necessario un coordinamento fra le Arpa e la creazione di un comitato interregionale.

Aggiungo un ulteriore elemento. L’introduzione di limiti normativi è auspicabile, ma devono essere forniti adeguati strumenti finanziari. Il problema ricade sugli impianti di depurazione e trattamento senza che questi abbiano la possibilità di agire a monte. Pertanto, è indispensabile agire sulla produzione di tali molecole e stanziare fondi per supportare chi deve affrontare il problema a valle. Per concludere, accennerei a un tema piuttosto insidioso, ovvero l’obiettivo “PFAS zero”. Dobbiamo iniziare ad applicare la normativa, anche se inizialmente ‘a maglie più larghe’, per poterla poi affinare. Se l’obiettivo di partenza è lo zero, non sarà possibile raggiungere un accordo”.

L’operato di Fondazione Erica si rivolge non solo agli addetti ai lavori, ma anche alla popolazione in senso più ampio. Come vedete il recepimento della tematica all’interno dell’opinione pubblica? Anche a fronte del grande interesse che l’argomento sta suscitando con la pubblicazione di notizie e documenti dalla forte risonanza mediatica, come ad esempio il Report di Greenpeace.

“Il problema del report di Greenpeace – afferma Slavik – non è il contenuto, ma come esso viene proposto: i numeri che si leggono all’interno non sono così negativi come è stato spesso raccontato. Ad oggi queste sostanze sono in grandissima parte sotto ai limiti. Possiamo discutere dell’adeguatezza di questi ultimi e della possibilità di restringerli, ma sono due aspetti differenti. Proprio in risposta a questo fenomeno, una delle prossime iniziative che porteremo avanti come Fondazione Erica consiste nell’organizzare interviste, da fare per strada e nelle piazze, per capire quanto le persone conoscono l’argomento, quanto vogliono essere informate e quanto sono spaventate”.

“Partiremo con quattro città” aggiunge Stilo. “Milano e Roma come città non particolarmente impattate dalla problematica, per poi approdare in Piemonte e Veneto in due città profondamente interessate dall’emergenza PFAS, per individuare eventuali differenze di percezione. È chiaro che le associazioni ambientaliste sono solo una parte della complessissima ramificazione di elementi che servono a comprendere il fenomeno”.

Fondazione Erica non si occupa solo di inquinanti emergenti, ma ha anche un altro obiettivo legato al concetto di sostenibilità sociale così come viene promossa dall’Agenda 2030 dell’ONU. Ce ne volete parlare?

“Erica è stata fondata 35 anni fa da mio padre, che ha poi scelto di lasciare la società alle sue tre figlie. Nostra madre è stata quella che oggi si definirebbe un’attivista, combattendo per diritti che oggi diamo per scontati, dal divorzio alla legittimazione della realizzazione femminile in tutti gli ambiti professionali. Di generazione in generazione, ogni conquista verso una reale parità deriva dalla fatica e dall’impegno delle donne che ci hanno preceduto. Le mie sorelle ed io teniamo moltissimo a che Fondazione Erica si occupi anche di questa tematica, per cui abbiamo deciso di dedicare il nostro impegno alla promozione delle professioni scientifiche tra i ragazzi, in particolare tra le giovani
donne. Di pari passo, Erica Srl è certificata per la parità di genere secondo le linee guida UNI/PdR 125:2022.

Con Fondazione sosteniamo ‘I Giovani e le Scienze’, un concorso promosso da FAST (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche) dove gruppi di ragazzi delle scuole superiori di tutto il mondo si ‘sfidano’ con progetti scientifici da loro interamente realizzati. Quest’anno abbiamo istituito una borsa di studio per la miglior ricercatrice.

A marzo, infine, è uscita la puntata pilota del podcast ‘Generazione R’, progetto tramite cui direttrici e direttori delle Arpa incontrano gli studenti delle scuole superiori della propria regione per ‘progettare’ la sostenibilità di domani, grazie all’incontro tra la concretezza dell’Ente e la visione irrinunciabile dei giovani”.

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