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di Saverio Chiappa (leggi dello stesso autore “Decifrare i green claim. Tra legalità ed etica ambientale”)

Due mantra piuttosto noti nell’ambito della sostenibilità dicono che “la miglior energia è quella che non si consuma” e che “la transizione ecologica non è un pranzo di gala”. Questi due concetti, apparentemente diversi tra loro, richiamano un principio base molto semplice: per progredire rispettando l’ambiente serve ripensare gli attuali paradigmi e, se necessario, compiere scelte radicali.

Le stime preliminari sul 2023 dell’Ispra indicano che l’Italia si sta mettendo in carreggiata, avendo ridotto le proprie emissioni del 6,2% rispetto all’anno precedente. C’è ancora molto da fare, ma gli osservatori concordano nel dire che i risultati più concreti arrivano da un cambiamento nella produzione dell’energia e da una maggior efficienza delle imprese, che si stanno allontanando dai combustibili fossili. Insomma, molte realtà italiane stanno cercando di fare la propria parte. Ciascuna con i mezzi a disposizione.

Le iniziative di Argea

Non fa eccezione il settore vinicolo, come mostra l’esempio di Argea, il primo gruppo privato a livello italiano. Benché lo si possa definire un gruppo relativamente giovane, le iniziative in tema di sostenibilità sono già ben strutturate in diversi ambiti. Sul fronte energetico, come Argea spiega in un colloquio con ImprontaZero, è stato raggiunto l’azzeramento dello Scope 2 della CO2 attraverso l’utilizzo di energia al 100% da fonte rinnovabile. Parallelamente, proseguono gli investimenti sul fotovoltaico con l’obiettivo – condiviso da molte aziende italiane dopo la crisi del 2022 – di raggiungere quanto prima l’autonomia energetica. Ove possibile, poi, si cerca di adottare progetti che consentano un risparmio idrico. Sempre in un’ottica di raggiungere il “meglio” attraverso la riduzione dei consumi, Argea sta lavorando anche sul proprio packaging. Bottiglie più leggere e ottimizzazione nell’uso della carta per cartoni ed etichette.

Promuovere una cultura della sostenibilità

Il gruppo, anche in virtù dell’expertise nella produzione e commercializzazione di vini DOC e DOCG, si vede come “l’acceleratore dell’ecosistema del vino italiano nel mondo”, e ha l’obiettivo di farsi promotore
di una cultura di sviluppo sostenibile. È su questo fronte che talvolta possono essere necessarie scelte delicate e radicali nella gestione della filiera di fornitura.

Argea – realtà nata dall’acquisizione da parte del gruppo di private equity Clessidra dell’azienda Botter, e dal successivo ingresso di Mondodelvino e del patrimonio della Cantina Zaccagnini – riconosce che alcuni
fornitori potrebbero faticare a seguirla in un percorso verso la sostenibilità. Non tutti riescono o vogliono adattarsi ai cambiamenti. In alcuni casi, come spiega a ImprontaZero l’AD Massimo Romani, “il ragionamento è complicato e abbiamo notato delle resistenze nella transizione verso aspetti di sostenibilità a livello sociale”. Una situazione limite, che rende l’idea di come si debbano effettuare delle scelte in nome della sostenibilità. Questo perché la transizione ecologica, divenuta per molti la nuova “rivoluzione”, non è appunto un pranzo di gala.

“Con altri stakeholder, invece, è molto più facile, quindi riusciamo a impostare anche dei progetti di medio e lungo periodo”, sottolinea l’AD, aggiungendo che a molti produttori e fornitori è data la garanzia di “avere un partner di lungo periodo in un percorso legato alla sostenibilità”. Il tentativo è comunque quello di instaurare sempre una logica di “collaborazione”, promuovendo una cultura della sostenibilità e incentivando i fornitori a migliorare la loro impronta carbonica.

Ma la sostenibilità non è qualcosa di astratto, secondo Argea. Anzi, rappresenta un elemento tangibile, “un prerequisito per l’ingresso nel mercato”. Difatti, conclude l’AD, “chi non riesce a portare avanti una produzione sostenibile nei fatti, è possibile non venga nemmeno preso in considerazione” dai consumatori finali.

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