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Di Elisa Cabiale, Redazione

ReHouseit è una società benefit fondata nel settembre del 2020 da Nicolò Verardi e Riccardo Frezzato, giovanissimi imprenditori che basano il proprio modello di business su presupposti, prospettive e tecnologie altamente innovativi. Abbiamo chiesto loro di raccontarci della nascita e dei valori che guidano la società, spiegando come si coniughino con i principi di sostenibilità.

La materia prima

“In principio ReHouseit è stata fondata con l’obiettivo di sviluppare e dare applicazione ad una tecnologia nata dopo due lunghi anni di studi e basata sull’utilizzo della sansa di olive, materiale di scarto derivante dalla produzione dell’olio. Col passare del tempo abbiamo cominciato a lavorare seguendo differenti traiettorie, sfruttando la nostra tecnologia su una pluralità di materiali.

In Italia ogni anno vengono generate circa tre milioni di tonnellate di sansa di olive, utilizzate principalmente per la produzione di biogas. A differenza di questo tipo di processo, che implica necessariamente la lavorazione della materia prima, la tecnologia da noi brevettata prevede che essa sia sottoposta unicamente a essiccazione, trattamento minimo che non richiede alcun tipo di processo energivoro.

Tale tecnologia ci consente attualmente di utilizzare e sfruttare diverse tipologie di scarti industriali senza doverli sottoporre (nella maggior parte dei casi) a lavorazione. Esistono casistiche per cui abbiamo talvolta necessità di processare in misura minima il prodotto, ma il procedimento avviene sempre a temperatura ambiente (o a temperature molto più basse rispetto a quelle necessarie per i materiali più tradizionali) e con un utilizzo di acqua pari a meno del 5% del prodotto finale.

Una tecnologia innovativa per materiali per l’edilizia

All’interno della nostra attività, dunque, riutilizziamo una grandissima varietà di materiali. Individuiamo le proprietà intrinseche di ciascuno scarto industriale, combiniamo le materie tra loro e creiamo nuovi materiali per l’edilizia. Approcciamo il settore a trecentosessanta gradi, in maniera orizzontale, adattando la tecnologia da noi brevettata ai diversi contesti che ci si pongono innanzi.

Quando un cliente ci chiede di sviluppare un nuovo tipo di materiale, ecco che prende avvio la prima fase del lavoro, ovvero ricerca e sviluppo. Una volta conclusosi questo primo momento, nel caso in cui i risultati siano buoni e spendibili presentiamo il progetto finale al cliente. Individuiamo quindi i fornitori dei sottoprodotti necessari per la realizzazione del materiale ed infine presentiamo il prodotto finito al cliente illustrando il processo tramite cui unire le materie prime e produrre il materiale.

Il fine ultimo è quello di contribuire alla diminuzione dell’uso del cemento, il secondo materiale più utilizzato al mondo, la cui produzione è altamente inquinante (basti pensare che a una tonnellata di cemento equivale l’emissione di una tonnellata di CO2). Esistono al giorno d’oggi alcune tipologie di cemento che, introducendo sottoprodotti nella propria composizione, risultano meno impattanti a livello ambientale, ma al contempo perdono resistenza e altre proprietà. Spesso, poi, per questa tipologia di prodotto i tempi di produzione si dilatano, per cui tutto il processo perde di sostenibilità economica.

Nei primi due anni e mezzo di attività abbiamo lavorato e implementato la nostra tecnologia sulla verticale della stampante 3D e dei prodotti per esterno. Ora è giunto il momento di fare un passo avanti: stiamo progettando, certificando e brevettando una soluzione più performante, un materiale da utilizzare anche nell’edilizia più pesante.

Trasporto su rotaia: una scelta verso la sostenibilità

Il nostro business si fonda unicamente su materie prime di scarto e la nostra filiera inizia dagli scarti, dove quella degli altri ha termine. Due sono i principi che seguiamo per avvicinarci sempre più alla sostenibilità ambientale: lavorare il materiale il meno possibile e efficientare il trasporto della materia prima.

In questo senso, già con il primo e più grande trasporto organizzato da ReHouseit abbiamo voluto dare un forte segnale di attenzione nei confronti dell’ambiente: abbiamo organizzato una spedizione quasi totalmente su rotaia. Abbiamo individuato un fornitore di materia prima (sansa d’olive essiccata) situato al centro-sud, nei pressi di Frosinone, che ci ha spedito un carico di 18 tonnellate. Su un totale di circa 650 chilometri, 610 sono stati percorsi su rotaia e non su gomma. Il grande dispendio economico a cui abbiamo dovuto far fronte per spedire con treno merci è stato “bilanciato” da un impatto ambientale molto basso, che ci ha permesso di veicolare un messaggio chiaro e d’impatto: crediamo nel valore della sostenibilità ambientale e ci impegniamo per avvicinarci sempre di più a tale obiettivo.

Una precisazione: ci sono casi in cui abbiamo necessità di trasportare materiale su gomma, ossia quando gli spostamenti non possono essere effettuati su rotaia. Allo stesso tempo, purtroppo, non sono disponibili camion elettrici o a basso impatto ambientale da poter utilizzare per il trasporto. Per questo motivo, attualmente nessuno può (o dovrebbe) affermare di essere totalmente sostenibile: la filiera esterna (e non solo) non permette ancora di essere completamente a impatto zero.

I principi di sostenibilità di una società benefit

In conclusione, una breve parentesi su cosa ReHouseit intenda con il termine “sostenibilità”. In qualità di società benefit, dichiariamo il nostro impegno nei confronti dell’azienda, degli investitori e di tutte le persone direttamente o indirettamente influenzate dalla filiera di investire una parte degli utili in attività e iniziative che generino valore sia all’interno di ReHouseit, sia al suo esterno.  

Una convinzione tristemente diffusa nel mondo lavorativo e in quello accademico è che un dipendente, per essere spinto a dare e fatturare il massimo, debba sentirsi un costo per l’azienda e l’imprenditore. Niente di più falso: è l’imprenditore che in prima battuta deve creare un ambiente in linea con le esigenze e le aspirazioni del suo collaboratore. Solo allora potrà pretendere che gli venga dato il massimo, e comunque lo farà non in quanto erogatore di uno stipendio, ma in qualità di “leader” giusto che tiene conto delle necessità dello stipendiato. I cinque piani della piramide di Maslow descrivono esattamente questo: al livello più basso vi è lo stipendio, ma per arrivare alla soddisfazione totale dell’individuo bisogna giungere al vertice della piramide.

Per quanto riguarda l’impegno preso nei confronti di chi è esterno all’azienda, invece, molte sono le attività che possono creare valore. Da un punto di vista sociale, per esempio, possiamo andare a parlare ai ragazzi delle scuole per fare cultura sui temi che ci competono. D’altra parte, possiamo anche investire in attività che impattino positivamente sull’ambiente, per esempio finanziando iniziative quali la raccolta di rifiuti in mare e spiagge.

La dinamica circolare della sostenibilità

Questo, in definitiva, è il nostro impegno: creare valore investendo una parte degli utili sia all’interno che all’esterno della società, divenire sempre più sostenibili partendo da un prodotto che di per sé lo è. Si tratta di un percorso, un processo: non vogliamo proporci come esempio di sostenibilità, ma come società che si impegna e si impegnerà sempre più nel raggiungimento di questo traguardo.

La sostenibilità, declinata nella sua dimensione economica, sociale e ambientale, dà vita a una dinamica circolare. È fondamentale la sostenibilità economica, perché il modello di business deve essere in sé sostenibile e perché l’utile deriva da essa: più alte sono le entrate, più ho la possibilità di reinvestire. D’altra parte, più investo nel benessere dei miei collaboratori, più questi performeranno e mi permetteranno di crescere. Le dimensioni della sostenibilità, quindi, si sostengono e alimentano a vicenda in una visione di business circolare supportato da tutte e tre le declinazioni”.

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