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Marco Do è direttore comunicazione e relazioni esterne di Michelin Italia. Gli abbiamo rivolto alcune domande sul percorso da tempo intrapreso sul fronte della sostenibilità.

Oggi stiamo vivendo un percorso di transizione ecologica a livello globale che richiede necessariamente innovazione, cambiamento e praticità. Come si concretizzano il lavoro e l’impegno di Michelin in questo contesto?

Per affrontare la “sfida“ della transizione ecologica bisogna avere chiare tre cose:

  • la transizione deve seguire un percorso definito e avere obiettivi nel lungo e nel breve termine;
  • è un processo che richiede il coinvolgimento di tutta l’azienda, non riguarda soltanto i vertici ma tutti i dipendenti che quotidianamente mettono in atto buone pratiche per il raggiungimento gli obiettivi di cui sopra;
  • è necessario disporre di solide basi tecnologiche e di cultura di impresa.

In poche parole, bisogna essere partiti da lontano per essere pronti oggi. Nel 1993 Michelin ha prodotto il primo pneumatico “verde”, dotato di una tecnologia in grado di ridurre la resistenza al rotolamento e quindi il consumo di carburante e le emissioni di CO2. Michelin, inoltre, è stato il primo partner della Formula E, ed ha avuto quindi modo di testare e sviluppare pneumatici adatti a vetture elettriche ad alte prestazioni. Il Michelin Pilot Sport EV, infatti, è il frutto di anni di ricerca e test sui circuiti di gara.

Il settore gomma plastica è visto ancora con diffidenza dall’opinione pubblica rispetto ai temi della sostenibilità ambientale. Quali sono gli aspetti che rallentano l’evoluzione del settore in chiave sostenibile? Come si può superare questo ostacolo e quali iniziative porta avanti Michelin Italia per raggiungere una sostenibilità ambientale concreta e misurabile?

Gomma e plastica sono due settori diversi con problematiche distinte. Per quanto riguarda la gomma, e in particolare il settore dei pneumatici, possiamo dire in generale che il pneumatico è un prodotto che ben rappresenta il concetto di economia circolare. In Italia oggi il 100% dei pneumatici che arrivano a fine vita e che sono stati regolarmente immessi sul mercato viene recuperato e avviato al riciclo: ne derivano materiali per costruzione di piste da atletica, playground, asfalti e altro ancora.

In Michelin lavoriamo su più fronti. Intendiamo aumentare la quantità di materiale proveniente da fonti rinnovabili o sostenibili nei nostri pneumatici fino al 40% entro il 2030, con l’obiettivo di arrivare al 100% nel 2050. Vogliamo inoltre ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 dei nostri processi produttivi del 50% rispetto al 2010, per ottenere la neutralità carbonica entro il 2050. La Michelin italiana, primo fabbricante di penumatici in Italia, oggi ha già raggiunto il -41%.

Il Bilancio di Sostenibilità di Michelin Italia è alla sua seconda edizione. Quanto è importante questo strumento e quali sono i vantaggi che ha portato con sé a livello comunicativo e di immagine, di gestione e monitoraggio delle performance?

Per affrontare la transizione ecologica in modo efficiente ed efficace è necessario porsi degli obiettivi ambiziosi di lungo periodo ma anche obiettivi intermedi. La capacità di seguire un percorso raggiungendo di volta in volta gli obiettivi intermedi permette di pianificare la azioni necessarie da realizzare nel quotidiano. Questa attività di pianificazione quotidiana e verifica dei target raggiunti è propria del nostro modo di lavorare. La redazione di un bilancio di sostenibilità, al di là degli obblighi di legge ai quali Michelin Italia non è tenuta, è un’opportunità per far conoscere a tutti gli stakeholder del territorio quanto l’azienda, insieme a tutto il Gruppo, sia impegnata nel progresso e nella transizione ecologica. Riteniamo sia importante per istituzioni, media e altri interlocutori sapere che Michelin Italia è tra le società più virtuose del Gruppo nel raggiungimento degli obiettivi.

Su quali basi e principi si fonda il programma presentato da Michelin Italia per il proprio percorso verso la sostenibilità?

Strategia delle tre P: People, Planet e Profit. Riassumo con una tautologia: la sostenibilità deve essere sostenibile. Sovente si appiattiscono i concetti di sostenibilità e di transizione ecologica su concetti ambientali trascurando altri fondamentali aspetti.

Senza lo sviluppo dei talenti, della parità di genere, dell’inclusione è difficile che un’azienda elabori un percorso solido verso il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Il coinvolgimento delle persone, la loro comprensione e adesione al progetto è fondamentale. Così come un rapporto aperto e collaborativo con la società civile e le comunità della quale l’azienda fa parte.

Altrettanto importante è che l’azienda sia solida, stia sul mercato in modo competitivo, generi profitto e ricchezza che le garantiscano sostenibilità economica e prospettive di lungo termine, necessarie per continuare il suo percorso verso la transizione ecologica insieme alle persone e alla società di cui fa parte. Un’azienda solida, costituita da persone consapevoli e coinvolte, riesce a seguire in modo più definito e lineare il percorso della transizione ecologica e ambientale.

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