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di Daniele Bocchiola, Politecnico di Milano

Riflessioni sul Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

Nel dicembre 2022 il MASE ha presentato il PNACC, Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, che elabora e aggiorna il documento base della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC), adottata nel 2015.

L’introduzione del PNACC recita:

I cambiamenti climatici rappresentano e rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale ed anche nel territorio italiano. L’Italia si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.

Si (ri)afferma così la fragilità del nostro paese di fronte al fenomeno del cambiamento climatico globale. L’obiettivo del PNACC è “fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici”.

Il percorso SNAC/PNACC, inoltre, si articola in due fasi:

  • un procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS), avviato nel 2017 e in fase di conclusione;
  • la definizione di modalità e strumenti di attuazione delle misure del PNACC ai diversi livelli di governo.

La struttura del documento

Il documento del PNACC si articola in cinque capitoli:

  1. il quadro giuridico di riferimento mondiale, europeo e nazionale;
  2. il quadro climatico nazionale;
  3. impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali;
  4. misure e azioni di adattamento;
  5. governance dell’adattamento.

Il documento è poi corredato da due piani di indirizzo:

  • Metodologie per la definizione di strategie e piani regionali di adattamento ai cambiamenti climatici;
  • Metodologie per la definizione di strategie e piani locali di adattamento ai cambiamenti climatici.

Vengono così individuati possibili quadri di governance, modelli di intervento, orientamenti per definire impatti e vulnerabilità, modalità di individuazione delle priorità territoriali e di implementazione delle azioni di adattamento. 

Capitolo 1

Delinea gli strumenti giuridici e finanziari disponibili per la lotta ai cambiamenti climatici. Vale la pena ricordare la nuova Strategia di adattamento varata dalla UE nel 2021 per “plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici”.

Capitolo 2

Riassume lo stato del clima della penisola italiana sulla base di indicatori climatici. Evidenzia dunque, per il periodo 1981/2010, un incremento generalizzato delle temperature, della durata dei periodi caldi e secchi, e degli eventi di precipitazione estrema.

Si segnala una maggiore durata dei periodi di caldo nel nord-est, i massimi valori degli indici di siccità nel nord-ovest, la maggiore incidenza di piogge estreme in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Friuli-Venezia Giulia. Sono poi analizzate proiezioni climatiche riferite all’anno 2050, derivanti da simulazioni tramite modelli climatici di letteratura. A seconda dell’intensità delle emissioni di gas climalteranti si attende per la penisola una crescita delle temperature con valori compresi tra +1° C e +5°C.

Riguardo alle precipitazioni complessive, le proiezioni indicano per il sud una diminuzione, con invece un aumento al nord. Da attendersi un incremento degli episodi di siccità, in particolare nel meridione. Si evince infine una generale tendenza all’incremento di intensità e frequenza degli eventi estremi di precipitazione, in particolar modo nel centro-nord, con un potenziale aumento del pericolo idrogeologico.

Capitolo 3

Evidenzia gli impatti settoriali del cambiamento climatico riferendosi agli stessi settori definiti nella SNAC 2015, divisi in sistemi/risorse naturali (criosfera e montagna, risorsa idrica, aree costiere e marine, territorio e dissesto, foreste, agricoltura, pesca) e sistemi antropici (aree urbane, infrastrutture e trasporti, industria, patrimonio culturale, energia e infine salute).

Capitolo 4

Fornisce una sintesi tabellare delle possibili (tipologie di) strategie di adattamento, dividendole tra misure soft (normative, finanziare, gestionali), verdi (servizi ecosistemici naturali e ingegnerizzati), infrastrutturali/tecnologiche. Il documento propone inoltre l’analisi di alcune azioni settoriali di adattamento, individuate dagli esperti che hanno collaborato all’elaborazione del Documento di Piano dal 2017, corredate da una valutazione/giudizio di valore (basso, medio, medio-alto e alto) rispetto a criteri di letteratura.

Capitolo 5

Si focalizza sulla governance. Le strutture previste includono la realizzazione di un Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e un tavolo di coordinamento per la pianificazione/attuazione delle azioni di adattamento indirizzato da una segreteria tecnica. Si prevede, inoltre, la realizzazione di un Forum permanente per la promozione dell’informazione, della formazione e della capacità decisionale dei cittadini e dei portatori di interesse, supportato dalla “Piattaforma nazionale adattamento ai cambiamenti climatici”. Infine è previsto che l’Italia, in quanto parte della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), debba trasmettere periodicamente all’UE informazioni sulle proprie politiche e misure sul cambiamento climatico (reporting).

PNACC e PNRR, relazioni e opportunità

I fondi stanziati

Nel periodo 2014/2020 il bilancio dell’UE ha destinato alla lotta ai cambiamenti climatici 220,9 miliardi di euro (pari al 20,6% del bilancio complessivo), che nel periodo 2021/2027 dovrebbero salire a 557 miliardi, inclusivi del piano Next Generation EU. Inoltre, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF), fulcro del Next Generation EU, mette a disposizione dell’Italia risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021/2026 in progetti per investimenti e riforme programmati in base al PNRR. Il 37,5% delle risorse, pari a 71,7 miliardi di euro, dev’essere utilizzato per sostenere gli obiettivi climatici. Infine, il 15% di questo importo è destinato alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

Le azioni previste dal PNACC

L’Allegato 4 al PNACC elenca le 361 tipologie di azioni selezionate nel Piano, con il relativo giudizio di valore. Con riguardo al tema delle infrastrutture sono ivi presentate diverse tipologie di azioni di adattamento in campi che variano dall’agricoltura, all’energia, alle industrie/infrastrutture anche pericolose, alla risorsa idrica fino alla difesa strutturale. Anche nel campo delle misure verdi vengono forniti esempi di azioni di adattamento infrastrutturale nei sistemi forestali (“infrastrutture verdi”, protezione/supporto per l’antincendio boschivo, adeguamento e rinnovo del monitoraggio antincendio, riqualificazione fluviale, opere di ingegneria naturalistica), in città, sia su scala urbana che di edifici, nelle infrastrutture viarie (pavimenti e canali drenanti). 

PNACC e PNRR

Tutte le tipologie infrastrutturali qui individuate, insieme a molte altre, rispondono alla domanda di azioni di adattamento agli impatti del cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi del PNRR per uno sviluppo infrastrutturale sostenibile e resiliente. Risulta quindi evidente la potenziale sinergia tra i due strumenti. Il PNRR, se propriamente sfruttato, consentirà all’Italia di rinnovare e potenziare le proprie infrastrutture per essere competitiva a livello europeo, anche puntando alla mitigazione del fenomeno del cambiamento climatico, ad esempio tramite scelte energetiche più sostenibili. Utilizzando tale strumento in sinergia con quelli suggeriti dal PNACC, tale rinnovamento consentirà inoltre di sviluppare azioni necessarie per l’adattamento agli impatti, già osservabili, del cambiamento climatico.

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