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di Giulia Lovaste, associato Studio Legale Grimaldi

Presentato il non-paper con le possibili misure emergenziali

I prezzi di gas ed elettricità, che già hanno raggiunto livelli record dall’inizio del 2022, sono destinati ad aumentare esponenzialmente e a incrinare ulteriormente equilibri di mercato già sensibili. La drastica e preoccupante carenza di risorse energetiche – che ha determinato il consequenziale aumento dei prezzi e, a cascata, l’instabilità del mercato – necessita di soluzioni concrete e dirimenti, a livello europeo e nazionale. Tuttavia, una chiara presa di posizione, in grado di sanare o quanto meno arginare l’effetto domino che minaccia il panorama europeo, ancora non risulta pienamente instradata.

L’attuale crisi geopolitica, la recente decrescita della capacità energetica nonché i preoccupanti cambiamenti climatici hanno concorso a determinare scenari allarmanti e condizioni di mercato difficilmente sostenibili. La chiusura dei canali di approvvigionamento dalla Russia, la riduzione di produzione interna e le allarmanti temperature estive hanno diminuito la disponibilità energetica, aumentandone, al contempo, la domanda.

Nel mercato interno si è registrata una ridotta capacità produttiva dei reattori francesi – che per problemi di sicurezza hanno registrato 15 GW in meno rispetto all’anno precedente – e la chiusura delle centrali nucleari tedesche, ad eccezione di Isar II e Neckarwestheim, prorogate in via d’urgenza fino al 2023.

In aggiunta, le allarmanti temperature estive, oltre a intensificare la domanda di energia globale, hanno affaticato il corretto funzionamento delle centrali idroelettriche e limitato il trasporto fluviale di carbone. Situazione che ha determinato una crescente inflazione energetica e ramificazioni economiche e sociali ancora non definite.

Una risposta comunitaria, coordinata ed efficace, risulta pertanto non più prorogabile. Ciò anche al fine di scongiurare il pericolo dell’adozione di misure nazionali antagoniste o di difficile coordinazione, che gravando inevitabilmente sui consumatori finali potrebbero minare il corretto funzionamento del mercato energetico interno.

Nelle recenti riunioni di giugno e settembre il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a ottimizzare il mercato dell’elettricità attraverso l’approvazione di iniziative di rapida implementazione e riforme a più lungo termine. Tuttavia, tali misure sono chiamate a soddisfare diversi interessi non trascurabili, nonché potenzialmente confliggenti. Occorre invero assicurare meccanismi di approvvigionamento energetico, di stabilizzazione della volatilità dei prezzi, preservare accessi energetici democratici e tutelare l’integrità del mercato unico. Il tutto nel rispetto degli ambiziosi obiettivi climatici europei.

In risposta al Consiglio, il 14 settembre la Commissione – seppur informalmente e a mezzo di un “non-paper” – ha presentato possibili misure volte alla salvaguardia del mercato energetico globale. Invero, il documento sembrerebbe non tenere debitamente in considerazione gli investimenti sostenuti per favorire l’utilizzo sempre maggiore dell’elettricità quale sostituto dei combustibili fossili, così come richiesto dalla green transition.

Nello specifico, il “non-paper” prevede tre macro-linee di intervento: la riduzione generale della domanda di energia, mutuando la struttura in threshold, adottata per i consumi di gas; l’introduzione di limiti di guadagno per le tecnologie infra-marginali; l’adozione di meccanismi idonei a supportare determinate categorie di consumatori. In generale le misure ipotizzate, seppur astrattamente antagoniste alla green transition, si incentrano sulla promozione di una politica premiale (anziché sanzionatoria) nei confronti dei consumatori e operatori del mercato.

L’approccio sembrerebbe volto a ingenerare nei consumatori un interesse ulteriore – rispetto a quello derivante da un risparmio diretto, dato un minor consumo energetico -, introducendo specifici meccanismi volti a premiare il minor consumo di energia.

Tuttavia, i meccanismi premiali ipotizzati dal “non-paper” sembrano gravare principalmente sui produttori infra-marginali (ndr. energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica), essendo finanziati dalla quota di ricavi eccedente il massimale imposto ai produttori.

Altro problema che emerge dalla istituzione di tali meccanismi premiali è il dubbio sulla loro autosufficienza. Nonostante le stime dell’esecutivo dell’UE prevedano che gli Stati Membri possano raccogliere fino a 117 miliardi di Euro dai massimali imposti ai produttori energetici, la Commissione mostra preoccupazioni e timori per le casse dei singoli Stati Membri, che, inevitabilmente, si troverebbero coinvolte in misure complementari e risultano già sature dal difficile contesto post pandemico e dalle pressioni inflazionistiche globali. Tali misure, seppur ammirevoli nell’intento, mostrano, pertanto, complessità di mercato non indifferenti.

In aggiunta a quanto già evidenziato, emerge la necessità di assicurare la correlazione dell’utilizzo della porzione eccedente il massimale di guadagno con le finalità originarie della misura, quali la riduzione della pressione sui consumatori finali e lo sviluppo di una politica di autolimitazione del consumo energetico. Tutto ciò, nel rispetto degli equilibri di mercato tra i produttori e gli investimenti già sostenuti nel settore delle rinnovabili, nonché nebulizzatori professionali.

Sebbene la necessità di attuare politiche energetiche, atte a mitigare l’effetto immediato della crisi, sia imprescindibile e il “non-paper” si muova in tal senso, i prezzi e gli equilibri del mercato dell’energia sono destinati a scontrarsi con la precarietà e il carattere emergenziale delle misure ipotizzate. Visti i numerosi fattori economici e geopolitici che influenzano i mercati dell’energia tali misure emergenziali, seppur ben accolte, risultano palliative e non certo risolutive.

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