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di Nicola Tagliafierro, Head of Sustainability Enel X, First Movers Fellow – Aspen Institute, USA, Scientific Director EIIS Master on CE

Il boom del fotovoltaico

Nel corso dell’ultimo anno, la grande instabilità del contesto internazionale ha avuto drammatici effetti sul costo di energia e materie prime. In Italia la necessità di combattere la crisi energetica e ridurre il peso della bolletta si è tradotta in un boom di installazioni di impianti fotovoltaici. Nel 2022 l’aumento rispetto al 2021 è stato del 158%.

La tecnologia fotovoltaica ha ormai raggiunto una fase di grande maturità, caratterizzata da costi degli impianti che hanno raggiunto minimi storici. Questo ha reso l’energia solare sempre più accessibile agli utenti finali, portando ad un aumento del numero di persone coinvolte nel processo di “prosumerizzazione”, ossia la trasformazione dei consumatori finali in produttori-consumatori, membri attivi della transizione energetica che stiamo vivendo.

I meccanismi di incentivazione in Italia

Questo risulta ancora più chiaro se analizziamo l’evoluzione dei meccanismi di incentivazione nel nostro paese.

Lo “scambio sul posto”, servizio che consente di compensare l’energia prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente, cesserà entro la fine del 2024. Questo meccanismo, nato nel 2009, è stato necessario per spingere l’introduzione e la diffusione degli impianti rinnovabili quando questi erano ancora un lusso per pochi, rendendone l’acquisto un investimento redditizio.

Verrebbe da chiedersi: perché il legislatore ha deciso di eliminare questo incentivo se oggi è di fondamentale importanza continuare a investire nelle rinnovabili? Il superamento di questo meccanismo è stato voluto per fare spazio a un altro tipo di incentivo, quello per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), cumulabile al servizio di Ritiro Dedicato – modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete – del GSE (Gestore dei Servizi Energetici).

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)

Le CER, gruppi di utenze che si associano per produrre, scambiare e consumare virtualmente energia da fonti rinnovabili, sono state formalmente introdotte dall’UE nel 2018. Nascono con un duplice obiettivo:

  • Continuare a promuovere la diffusione delle rinnovabili, consentendo anche a chi non ha la possibilità di installare un impianto fotovoltaico di beneficiare di energia pulita;
  • Favorire il bilanciamento della rete elettrica.

Obiettivi e vantaggi

Le Comunità sono il meccanismo più adatto a favorire l’integrazione delle rinnovabili nel mix energetico del nostro Paese; incentivano infatti economicamente i membri a massimizzare il consumo di energia contestualmente alla produzione grazie ad una remunerazione sull’energia condivisa tra i membri della Comunità. Questo aspetto, trascurabile alla nascita dello “scambio sul posto”, quando il totale della potenza rinnovabile installata era di 26,5 GW e non costituiva un problema per la stabilità della rete elettrica, costituisce ora un tassello fondamentale; entro il 2030, infatti, l’Italia dovrà gestire una potenza di oltre 100 GW soltanto tra solare ed eolico.

In questo contesto le Comunità Energetiche si propongono di svolgere il ruolo di abilitatori per la sostenibilità (non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico), aggregando gli utenti per creare un modello di consumo più in linea con il contesto energetico attuale e le sfide future.

Il futuro delle CER

Ma le CER ed i relativi incentivi saranno sufficienti per continuare a dare stimolo alla diffusione delle rinnovabili o provocheranno una battuta d’arresto?

Ad oggi le Comunità Energetiche operative in Italia sono circa trentacinque. Poche se rapportate a Paesi con normative più consolidate come la Danimarca, dove sono una realtà fin dagli anni Ottanta. Tuttavia, seguendo la strada tracciata dall’UE, la musica sta finalmente cambiando. Si prevede che, con l’approvazione finale del decreto attuativo da parte della Commissione europea, le CER possano finalmente fiorire. Il percorso avviato dal MASE con l’UE rappresenta un tassello importante, con la proposta di decreto che riassume gli sforzi compiuti dalle istituzioni nel favorire la diffusione delle Comunità Energetiche e che prevede, oltre agli incentivi in tariffa, l’erogazione di contributi a fondo perduto fino al 40% del costo dei nuovi impianti per le comunità realizzate nei Comuni con meno di 5.000 abitanti.

CER e aziende

Delle opportunità offerte dalle CER sono ben consapevoli, oltre a cittadini e Pubbliche Amministrazioni, anche le aziende. Un esempio significativo è stato dato a inizio maggio, quando Enel X e Ferrari hanno annunciato la creazione della prima Comunità Energetica Industriale in Italia. La comunità si baserà sull’utilizzo di un impianto fotovoltaico da 1 MW realizzato su un terreno di circa 10.000 metri quadrati di proprietà della Ferrari, adiacente all’autodromo di Fiorano Modenese. L’impianto genererà una produzione media di circa 1.500 MWh per vent’anni, evitando l’immissione in atmosfera di 650 tonnellate di CO2 all’anno. Questo primo esempio rappresenta un passo importante nella transizione verso un sistema energetico più sostenibile, fungendo da apripista per altri replicabili in tutta Italia. Le imprese possono dunque avere un ruolo attivo, creando valore sul territorio nazionale e accelerando la penetrazione delle rinnovabili nel nostro Paese.

L’unione fa la forza e, in questo caso, la differenza!

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